IL DISTURBO DEL DESIDERIO

La trasformazione della società occidentale, in società complessa, avvenuta nel secondo dopo guerra, ha determinato la moltiplicazione di opportunità, di codici, di informazioni e l'aumento delle difficoltà da parte degli individui nell'effettuare delle scelte. In questa società mossa dall'accumulo di beni, proiettata verso l'eccesso, le relazioni umane si sono via via logorate. Nel corso degli ultimi 25 anni si e' accentuato il "vuoto esistenziale" e si sono modificate le patologie di natura psichica: la depressione appare come la tragedia dell'insufficienza, del non sentirsi mai all'altezza! I giovani sperimentano una sorta di disorientamento in una fase delicata della loro vita, caratterizzata da fragilità ed incertezza, si evidenzia in loro la mancanza di costruzione del limite, senza alcuna percezione del rischio. La famiglia, all'interno di una trasformazione di ruoli e di funzioni, come la scuola, hanno un nuovo comune denominatore: l'incertezza. Abbiamo generato figli e alunni che non riconoscono più l'autorita'. E' proibito proibire: tutto e' lecito e ogni desiderio deve essere subito soddisfatto. Si osserva la tendenza a trascendere da tutto ciò che può essere vissuto come problematico, che crea sofferenza e fatica nella corsa "disperata" verso il piacere. Il disturbo del desiderio genera nuove dipendenze con o senza sostanze. Questo contesto e' approfondito, con il contributo della filosofia, e dimostra come la relazione educativa può diventare uno degli strumenti della prevenzione. Ogni adulto che si occupa di educazione, formazione e cura può svolgere la funzione di "allenatore psichico", non solo per insegnare a conoscere le emozioni e pilotare le pulsioni, ma anche nell'accompagnare l'uomo verso la ricerca di senso.